Legami In Opera

Legami In Opera 2019/2020: oltre le barriere della disabilità e i confini del carcere

Fondazione Sacra Famiglia, Associazione In Opera e la Casa di Reclusione di Milano-Opera realizzano il primo progetto di inclusione sociale che coinvolge persone disabili e detenuti. Fondazione Sacra Famiglia, che dal 1896 si prende cura delle persone fragili con complesse o gravi fragilità e disabilità fisiche, psicologiche e sociali, e Associazione in Opera della Casa di reclusione di Milano-Opera hanno dato vita a un progetto unico nel suo genere: Legami in Opera.

Legami in Opera ha visto coinvolti sette uomini tra i 55 e i 70 anni, con difficoltà cognitive medio-lievi (e un vissuto decennale in Sacra Famiglia) e 15 detenuti, italiani e stranieri (il più giovane di 23 anni e il più anziano di 65): insieme hanno realizzato alcuni strumenti musicali. Il percorso è durato da giugno 2019 a dicembre 2020 e si è strutturato attraverso una serie di incontri con frequenza settimanale, da giugno a fine ottobre.

Gli strumenti sono stati poi utilizzati durante il Recital di Natale di Sacra Famiglia. Nel corso del progetto le fragilità di ciascuno sono diventate occasioni di esperienza e vita comune: l’iniziale “lontananza” tra persone disabili e carcerati è sparita per fare spazio a canzoni, lavoro insieme e nuove amicizie. I detenuti hanno vissuto l’esperienza in maniera straordinariamente positiva e gli ospiti sono riusciti, grazie all’aiuto di questi nuovi amici, a creare uno strumento musicale bello e vivo.

Ne è nata un’esperienza unica e toccante e di questo ringraziamo tutti i partecipanti e la direzione della Casa di Reclusione di Milano-Opera per averci aiutato a realizzarla. Ogni barriera o prigione fisica, psichica e sociale può essere superata insieme nella solidarietà in un progetto comune.

I detenuti, a seguito di questa esperienza hanno scritto diverse lettere, di cui uno stralcio recita: “Lo sguardo buono e il sorriso sincero di questi nuovi amici mi ha spiazzato. Prima di conoscerli avevo l’idea che fossero gravemente malati e che questo fatto costituisse un peso schiacciante. Con le mie parole “di prima” avrei detto che, senza nemmeno un processo, erano stati messi all’ergastolo. E da un ergastolano ti aspetti volto cupo e pensieri oscuri. Invece…”.

Il progetto è stato presentato durante il convegno Uneba di Padova “Custodi della fragilità”.